Convegno nella Nuova Aula dei Gruppi Parlamentari.
Ascani ‘Sport può educare a prevenire’
Damiano Lembo (Presidente US ACLI):
“C’è un problema che è culturale”
Roma, 27 novembre 2023 – Una partita da giocare tutti insieme e dove non conta solo partecipare, ma vincere. Affinché il 25 novembre non sia più celebrato come una giornata contro la violenza sulle donne, ricordando le vittime di abusi o femminicidi. Affinché la parità dei diritti e il valore della donna possano affermarsi definitivamente. Con questo spirito l’US Acli scende ancora in campo con lo slogan “cambiare per vincere insieme” e organizzando una giornata dove al centro c’è lo sport come modello di contrasto alla violenza sulle donne. Un convegno moderato dalla giornalista Rai Simona Cantoni e andato in scena questa mattina presso la Nuova Aula dei Gruppi Parlamentari della Camera dei Deputati a Roma. E i dati aggiornati al 2023 raccontano come al 18 novembre siano state già 107 le donne uccise, di cui 88 in ambito familiare e 55 dal partner o un ex partner (fonti Viminale).
I saluti istituzionali sono stati affidati alle parole del vice presidente della Camera dei Deputati, Anna Ascani: “Abbiamo celebrato insieme il 25 novembre in tante piazze italiane e la speranza che è questo sia l’ultimo anno di un conteggio così drammatico”. Rivolgendosi poi ai ragazzi presenti dei licei “Verne Magellano” e “Istituto La Salle” di Benevento ha detto: “Vi dò un numero affinché possiate capire: una donna su tre, già alla vostra età, ha subito abusi, maltrattamenti o violenze. E’ evidente che sia un fenomeno endemico da affrontare con pene severe e che queste vengano fatte rispettare. Ma non basta. E qui si inserisce lo sport, con l’educazione alla prevenzione. Se attraverso lo sport possiamo testimoniare che la cultura del rispetto è vincente, lasceremo a questi ragazzi una consapevolezza in più”.
Poi gli interventi del presidente nazionale Us Acli, Damiano Lembo, e della vice presidente vicaria del Coni, Silvia Salis. “Il tema lo conosciamo, il fenomeno non pone distinzioni sociali, etniche, geografiche o di alcun genere. Il problema è culturale – ha esordito Lembo – Si tratta di istillare in ognuno di noi e voi questo sentimento. E come farlo se non attraverso lo sport, con tutte quelle accezioni che si stanno sempre più consolidando, anche grazie all’ingresso in Costituzione dello sport che ha nel rispetto un principio fondante della sua attività”. Per la Salis, però, “lo sport è ancora un lusso” e “non ancora al centro delle politiche scolastiche”. “E laddove la pratica sportiva femminile è più bassa è perché non c’è una condizione di indipendenza economica – ha proseguito la vicepresidente vicaria del Coni – Una donna che non lavora, non è indipendente, è una donna che purtroppo sente di dover subire quella situazione. Perché le donne non lavorano? In modo erroneo sono legate alla cura della famiglia. Mancano le strutture per delegare a un sistema di welfare”.
A seguire l’intervento del presidente della Lega di B, Mauro Balata: “Credo sia giusto aprire ricordando una figura: una ragazza di 17 anni che si chiamava Franca Viola. Era una ragazza che a 17 anni, il 26 dicembre 1965, in provincia di Trapani fu stuprata da un uomo che pensava attraverso questo gesto di poter arrivare al matrimonio riparatore, uno strumento che il codice penale regolamentava per scriminare i soggetti da questo tipo di gesto. Franca si ribellò e denunciò quest’uomo. All’abolizione di questa norma, però, si arrivò solo nel 1981, vivendo fino a quel momento con il reato d’onore. Oggi il contesto è diverso, ma ci sono due aspetti sui quali concentrare l’attenzione per contrastare la violenza sulle donne: l’attività giuridica e quella pre giuridica. Oggi tutti si sono resi conto della gravità del fenomeno. Ma la Lega di Serie B sono quattro anni che porta avanti la campagna “#orabasta” per contrastare questo fenomeno. Un’iniziativa applaudita anche dal Presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola. Noi abbiamo tanti calciatori che sono padri oggi e hanno una forte sensibilità su questo tema”.
“Una sfida nella sfida”, ha invece definito questo argomento il presidente della Nazionale Parlamentari, Gioachino Alfano, mentre Elisabetta Christiana Lancellotta, capogruppo commissione femminicidio FdI, ha voluto sottolineare “l’importanza dello sport quale elemento educativo”. Sara Ferrari, capogruppo commissione femminicidio Pd, si è soffermata sull’importanza della destrutturazione degli stereotipi e dei pregiudizi. “Muoiono troppe donne perché non siamo in grado di proteggerle. La prevenzione primaria è fondamentale, dobbiamo lavorare sulla cultura, su quelle discriminazioni di genere che sono alla base della tolleranza della violenza”, ha spiegato la deputata Pd.
Per Maria Spena, componente CdA Sport e Salute, invece, è fondamentale che di questo fenomeno se ne parli sempre. “Il fatto che questa giornata non coincida con l’esatta data della giornata internazionale contro la violenza sulle donne (25 novembre, ndr) dà il giusto esempio perché si deve sempre parlare di questo tema. La ferita della morte di Giulia Cecchettin è ancora sulla nostra pelle”. Su una data in particolare si sofferma Jacopo Morrone, presidente Commissione Eco Mafie: “Il 2019 è stato un momento storico perché c’è stata una vera e propria svolta. Perché i reati contro le donne sono passati dall’essere reati di Serie B a reati di Serie A”.
Infine le testimonianze del mondo dello sport, a cominciare dalla campionessa olimpica di scherma Elisa Di Francisca, fino ad arrivare alla responsabile del settore femminile dell’As Roma Elisabetta Bavagnoli, al campione del mondo del 2006 Simone Perrotta, alla componente Aic Femminile Diana Bellucci, all’avvocato e autore del libro “Codice Rosso” Enrico Sirotti Gaudenzi e al Direttore Ufficio III, direzione generale dell’esecuzione penale esterna e della messa alla prova Antonella Di Spena. “Sono sopravvissuta a una violenza maschile – ha cominciato Di Francisca – Mi buttai a capofitto nella scherma, cercando di sconfiggere i demoni e la mia concezione d’amore. Oggi credo sia fondamentale il ruolo della famiglia e della società che deve essere unita. Ai maschi va fatto capire che esistono i no e il fallimento”. E da qui riparte Perrotta. “Io credo di aver più perso che vinto in carriera e mi sono sempre interrogato quando succedeva – dice il campione del mondo del 2006, anche responsabile junior Aic – Mi impegno e lotto affinché i genitori non vengano da me a chiedermi che un bambino debba cambiare gruppo perché diretto da una donna”. Poi il racconto di Elisabetta Bavagnoli: “Quando ho iniziato io a fare calcio era uno scandalo che una bambina giocasse a pallone. Capisco cosa siano le lotte che dobbiamo fare come donne e non solo negli ambienti sportivi. Io da piccola non capivo perché non potessi correre dietro un pallone. E le parole da sole non bastano”. Ha concluso Bellucci raccontando la sua esperienza più recente. “Ero a Benevento qualche settimana fa e lo speaker preso dall’entusiasmo delle mie giocate ha detto davanti a 4mila ragazzi che giocavo come un uomo. Questo è un aspetto culturale e il linguaggio è fondamentale. Non ho interesse a giocare come uomo, io voglio semplicemente giocare a pallone”. Il convegno si è poi concluso con una sessione di question and answer dei ragazzi dei licei coinvolti con i relatori intervenuti questa mattina e con la consegna di due targhe agli istituti scolastici presenti.