Sport: Enti promozione «basta disparità di trattamento»
dom, 07 03 2021 17:27:23
(ANSA) – ROMA, 07 MAR – La scelta di sospendere nelle zone rosse gli allenamenti degli atleti degli Enti di promozione sportiva «è l’ennesima disparità di trattamento che si trova costretto a subire il mondo dello sport di base». È quanto fanno sapere gli Enti di promozione sportiva in un comunicato congiunto firmato dagli Eps e diffuso dal Coordinamento degli Enti presso il Coni, contro la decisione inserita nelle FAQ del Dipartimento Sport «nonostante non trovi alcun riscontro nel Dpcm in vigore da oggi». «Purtroppo – proseguono gli Enti – non è il primo episodio, anzi: da quando è iniziata la pandemia gli Enti di promozione sportiva hanno più volte denunciato i contenuti di misure a due marce, come se il virus potesse aggirarsi solo nelle palestre di ASD e SSD affiliate agli Enti di Promozione, e non invece all’interno di strutture di altri organismi sportivi». «Non è una diversa tessera che può fare la differenza! Il virus non distingue colori, né simboli. Quando decide di contagiare, lo fa ovunque e con chiunque», rivendicano gli Enti sottolineando la richiesta di «parità di trattamento tra tutti gli Organismi Sportivi. Il discrimine deve essere la sicurezza e il rispetto dei protocolli, sicurezza e rispetto di protocolli che gli Enti di Promozione Sportiva hanno concordato con il Governo e imposto, non senza sacrifici di risorse e personale, alle loro Società». Gli Enti chiedono che «nessuno possa essere lasciato indietro, che si ripensi alla scelta di considerare una tessera federale immune dal virus e quella di un Ente soggetta invece a contagio». Insomma, no ai «due pesi e due misure». Anche perché «le nostre ASD e SSD – rilevano gli Enti – in un anno di pandemia non hanno perso soltanto soldi e lavoro, ma anche migliaia di tesserati che – tra il restare fermi e il poter fare sport – hanno preferito tesserarsi con altri organismi ai quali invece era consentita ancora la pratica sportiva. Vogliamo ancora pensare che dietro tali scelte del Dipartimento non esista un pregiudizio nei confronti degli affiliati agli Enti, ma l’effetto che genera è un diritto violato e una evidente discriminazione. Specie se si tiene in considerazione l’enorme sforzo e il grande senso di responsabilità che le nostre Società hanno dimostrato fin qui.
Concludendo, gli Enti rivendicano: «Chi non ha rispettato il protocollo non siamo noi, ma è chi si è preso il diritto di approntare scelte inique come l’ultima contenuta nelle FAQ del Dipartimento Sport. Un provvedimento che offende i nostri valori, la nostra valenza nel tessuto sociale italiano e la nostra serietà! Noi i nostri protocolli li abbiamo sempre rispettati alla lettera, ma c’è un altro protocollo che ancora una volta qualcuno non onora: il protocollo dell’uguaglianza, del diritto di tutti e per tutti, e soprattutto quello della serietà e della parola data. Che in Italia, ci spiace constatarlo, continua a non avere grande valore». (ANSA).